Nella culla dell’umanità

DIGA DI LEGADADI, ETIOPIA
L’Etiopia (dal greco antico Aithiopiaa, che significa volto bruciato) è la culla dell’umanità. Qui, nel 1974, un giovane antropologo si è imbattuto per caso in un piccolo scheletro di ominide alto 107 centimetri. Era Lucy, il più celebre antenato dell’uomo, un esemplare di australopiteco di sesso femminile che 3,4 milioni di anni fa attraversava in posizione eretta questi stessi territori. A giudicare dalle fratture riportate, la morte avvenne in conseguenza a una brutta caduta da un albero.
Questa fertile terra custodisce ancora oggi alberi imponenti, alti fino a dieci metri, che proliferano grazie al predominante clima di tipo monsonico tropicale nel Paese noto come la torre d’acqua dell’Africa, dalle cui montagne nasce il Nilo Azzurro. La sua capitale, Addis Abeba, situata sugli altopiani confinanti con la Grande fossa tettonica, nel 1961 garantiva ancora l’approvvigionamento idrico ai suoi 450.000 abitanti attraverso le opere realizzate ai piedi dei rilievi durante l’occupazione italiana. Ma nel 1967, in seguito al boom demografico, i suoi abitanti erano già diventati 680.000, un dato che, insieme alla corsa alla modernizzazione, rese indispensabile rendere disponibile l’abbondante ricchezza d’acqua dell’altopiano. Il Municipio della capitale etiope commissionò dunque la costruzione di una nuova diga. Fu completata tra il 1967 e il 1971, con un invaso dalla capacità di 40milioni di metricubi e un impianto di potabilizzazione che può trattare fino a 50.000 metricubi di acqua al giorno.
Inaugurata il 3 novembre 1970 dall’imperatore Hailé Selassie, fornisce ancora oggi il 70% dell’acqua della città di Addis Abeba, ed è stata indispensabile ad accompagnare una crescita demografica che nel 1970 ha portato la città a contare 800.000 abitanti. Oggi sono circa 5 milioni (considerando tutti gli agglomerati urbani) e, la maggior parte non ha ancora compiuto i 25 anni. Età perfetta per gli abitanti di una città, fondata nel 1889 dall’imperatore Menelik II, il cui nome, Addis Abeba, in aramaico significa nuovo bocciolo.

L'OPERA E LA TECNICA
M3 CAPACITA' BACINO ARTIFICIALE
M3 FORNITURA GIORNALIERA DI ACQUA POTABILE
Municipality of Addis Ababa
Salini Costruttori, oggi Gruppo Webuild
Agli inizi del 1965, quando la Municipalità di Addis Abeba iniziò a cercare nuove fonti di approvvigionamento d’acqua, grazie a uno studio di fattibilità di Salini Costruttori, poi confluita nel Gruppo Webuild, fu individuato il bacino di Legadadi come luogo in cui costruire una diga per regolare i flussi del Sendafà, affluente del fiume Legadadi

APPROFONDIMENTI CULTURALI


Accesso più vasto all’acqua potabile
La diga di Legadadi costituisce una delle prime infrastrutture idriche post-coloniali del paese. Oltre all’ammodernamento del sistema di produzione energetica e di governo delle risorse idriche per uso irriguo e civile, il principale obiettivo della diga era soddisfare la grande richiesta di acqua della capitale, la cui popolazione, nei 10 anni di progettazione e costruzione dell’impianto, è aumentata del 77,7%.
La diga di Legadadi inoltre ha fornito solide basi infrastrutturali per un accesso più vasto all’acqua potabile. Grazie agli investimenti pubblici e alle politiche di sviluppo attuate negli ultimi vent’anni la percentuale della popolazione che vi ha accesso. è significativamente cresciuta in tutte le aree urbane del paese. Infatti, i dati del report sul Joint Monitoring Programme promosso dall’OMS e da UNICEF per il 2024 mostrano come il 97% delle aree urbane sia coperto da fonti di acqua potabile, con un costante aumento di anno in anno della percentuale della popolazione con accesso a fonti di acqua potabile di base (nel 2022, l’83% della popolazione urbana)..