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DIGA VAL DI LEI, ITALIA

Senza dighe non sarebbe possibile irrigare i campi e soddisfare le esigenze idriche dell’uomo. Lo sapevano persino le civiltà antiche, con Egizi, Babilonesi e Persiani che già le costruivano, anche se il fabbisogno era decisamente diverso: all’inizio dell’era cristiana sulla terra vivevano circa 250 milioni di persone, con un consumo d’acqua giornaliero fino a pochi litri ciascuno, adesso è stimato intorno ai 220 litri pro-capite solo in Italia (con una quantità che varia dai 50 ai 400 litri, a seconda del paese) e siamo 8,2 miliardi.

Stando ai dati della Banca Mondiale del 2020 nel mondo ci sono più di 57 .000 dighe alte più di 15 metri      in 150 Paesi. Tra queste la diga della Val di Lei, costruita nel 1957-60 con un paio di record: i lavori finiti con tre anni di anticipo e il  fino ad allora mai realizzato. Inaugurata nel 1961, riempita nel 1962, è la terza diga svizzera per dimensioni. Alta 141 metri, con un coronamento di 690 metri a 1.932 metri di altitudine, ha una capacità di 197 milioni di metri cubi ed è stata realizzata con 2,2 milioni di quintali di cemento (due volte il peso del Duomo di Milano).

Per realizzarla furono costruite due funivie, una strada e un tunnel. Situata al confine tra Italia e Svizzera, è un insolito esempio di collaborazione transfrontaliera, la porzione di terreno su cui è stata edificata, originariamente italiano, fu infatti ceduto alla Svizzera in cambio di un terreno più a nord. La diga è in territorio svizzero, mentre la maggior parte del suo bacino con il fiume che la alimenta, il Reno di Lei, sono in territorio italiano (in provincia di Sondrio). La produzione idroelettrica, garantita all’Italia dagli accordi bilaterali, prevedeva la fornitura del 20% della produzione totale dell’impianto elvetico.

La diga fa parte del complesso idroelettrico di Alto Reno Posteriore (Hinterrhein), che con tre centrali energetiche produce ogni anno 1 miliardo e 325 milioni di kWh di energia. Grazie al lago artificiale, questa inedita valle italo-svizzera ha inoltre incrementato i propri flussi turistici: d’inverno sciatori, d’estate escursionisti, appassionati di trekking, pesca sportiva e percorsi naturalistici.

Raggiungibile a piedi dall’Italia e in macchina dalla Svizzera, l’area è attrezzata con parcheggi per camper e persino con un centro didattico sulla storia della diga.

GALLERY ValDiLei 07
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 BACKGROUND 7

L'OPERA E LA TECNICA

1957 – 1960
141

METRI DI ALTEZZA (143 METRI DA CORTO "UN METRO LUNGO CINQUE")

690

METRI SVILUPPO DEL CORONAMENTO

538

METRI CORDA DEL CORONAMENTO

1.932

METRI SLM QUOTA DEL CORONAMENTO

197.000.000

METRI CUBI VOLUME INVASO

2.200.000

QUINTALI CEMENTO

CLIENTE

Kraftwerke Hinterrhein AG - KRR – Thusis

COSTRUTTORE

Gi.Lo.Va.L. (Girola, Lodigiani, Val di Lei)

L'impianto di sbarramento della Valle di Lei è un capolavoro realizzato dalla società costruttrice Gi.Lo.Va.L., di cui facevano parte le aziende Girola e Lodigiani poi confluite nel Gruppo oggi Webuild, e tra le dighe a volta a doppia curvatura, ha presentato all’epoca lo sviluppo di coronamento più ampio al mondo. 

BOX CINEMA ValDiLei
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APPROFONDIMENTI CULTURALI

LAPTOP ValDiLei
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BENEFICI

Oursourcing: produzione svizzera per il fabbisogno nazionale

L’energia idroelettrica ha alimentato il decollo industriale italiano tra la fine dell’800 e la metà degli anni Sessanta del secolo scorso, quando il fabbisogno è cresciuto oltre la capacità produttiva nazionale, così da rendere necessari gli approvvigionamenti esteri (principalmente di petrolio e gas metano).

In tal senso gli accordi bilaterali firmati nel 1955 con la Svizzera prevedevano che all’Italia spettasse il 20% della produzione dell’impianto elvetico della Val di Lei, a fronte del 30% di potenza idraulica lorda garantito all’Italia dai patti sottoscritti nel 1948.

Così, nel 1962, quando entrò in funzione la diga dopo che il riempimento del bacino si era protratto per oltre un anno, la Lombardia era la seconda regione italiana per produzione di kWh dopo il Trentino - Alto Adige e, l’anno dopo, al momento della costituzione dell’Enel conseguente la nazionalizzazione del settore, la produzione idroelettrica copriva il fabbisogno nazionale per oltre il 67%. 

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