Dove il cielo sembra capovolto

IMPIANTO IDROELETTRICO DI KARIBA, ZIMBAWE
All’indomani della Seconda guerra mondiale iniziò il tramonto del più vasto impero della storia: 37 milioni di km quadrati al suo apice (l’intera Africa ne misura circa 30,4 milioni). È l’Impero Britannico, che per arrestare il suo declino nel continente subsahariano creò nel 1953 la Federazione Centrafricana, fondendo le tre Colonie tra le quali scorreva il fiume Zambesi: Rhodesia del Nord (Zambia), Rhodesia del Sud (Zimbabwe) e Nyasaland (Malawi).
Per sfruttarne l’enorme potenziale energetico, soddisfare il fabbisogno della cintura mineraria e attrarre investimenti fu realizzato un progetto di portata epocale: l’impianto idroelettrico di Kariba. Il primo progetto finanziato in Africa dalla Banca Mondiale, iniziato nel 1956, fu inaugurato il 17 maggio 1960 dalla regina madre Elisabetta d’Inghilterra (mamma di Elisabetta II).
Si tratta di una diga ad arco a doppia curvatura, alta 128 metri, con scarichi di superficie incorporati e opere sotterranee che comprendono una centrale, una sala trasformatori e camere di espansione. Con una capacità di 185 miliardi di metri cubi, una lunghezza di 280 km e una larghezza (massima) di 30 km, è il più grande bacino artificiale fino ad allora mai realizzato nell’intero pianeta: superava di quattro volte il precedente record.
Con 975.000 metri cubi di calcestruzzo, la diga chiude la gola di Kariba, che stringe lo Zambesi tra due catene montuose, una zona che da sempre la tradizione locale associa al pericolo, alla paura e alla leggenda del Dio fiume, «che inviolabile aleggiava sinistra sulla vita primitiva del luogo». Laggiù, in fondo, «dove il cielo sembra capovolto in una distesa di acqua immobile, dietro la giungla», oltre 10.000 operai, metà locali e metà europei, riuscirono a domare le acque vorticose del quarto fiume più lungo dell’Africa, arginando i danni della piena più devastante della sua storia, avvenuta proprio durante i lavori, nella primavera del 1958.
Oltre a produrre energia elettrica per 6.400 GWh all’anno, il lago artificiale di Kariba è diventato una delle principali attrazioni naturalistiche dell’intera area.

L'OPERA E LA TECNICA
METRI ALTEZZA
MILIONI DI METRI CUBI CAPACITA' DEL BACINO ARTIFICIALE
METRI CUBI VOLUME CALCESTRUZZO DIGA
METRI CUBI VOLUME CALCESTRUZZO CENTRALE
METRI CUBI CALCESTRUZZO SOTTERRANEO
METRI CUBI VOLUME TOTALE CALCESTRUZZO
Federal Power Board of Rhodesia and Nyasaland
Impresa Umberto Girola e Impresa Ing. Lodigiani (entrambe confluite nel Gruppo oggi Webuild), Imprese italiane all’estero, Impresa Ing. Giuseppe Torno.
Nel luglio 1956 fu assegnato l’appalto per la costruzione della diga sul fiume Zambesi, delle condotte di adduzione dell’acqua alla centrale, della centrale idroelettrica e delle gallerie di scarico e di restituzione dell’acqua al fiume.

APPROFONDIMENTI CULTURALI


A Kariba passa
un gran fiume
(Ettore Angioletti Sardi, 1960)

La centrale elettrica a sostegno delle industrie del rame
La diga di Kariba ha determinato la formazione del lago omonimo, il quale, con una superficie di quasi 5.300 chilometri quadrati, è divenuto un buon bacino di pesca alimentando un’attività economica di discreta importanza, che ha fornito redditi integrativi alla popolazione rivierasca.
La centrale elettrica serve in massima parte le locali industrie di raffinazione del rame, che si sono potute sviluppare solo grazie alla presenza della diga, dal momento che le lavorazioni metallurgiche sono notoriamente energivore.
In tal senso l’impatto occupazionale degli impianti estrattivi e siderurgici, che danno lavoro a migliaia di persone, era subordinato alla disponibilità di energia elettrica quale fattore abilitante dell’insediamento produttivo.
Si tratta di una questione di capitale importanza per lo sviluppo economico, poiché la domanda di elettricità in Africa nel 2018 era pari a 700 terawattora (TWh), con le economie nordafricane e sudafricane che assommavano più del 70% del totale. Tuttavia, si stima che saranno i paesi dell'Africa subsahariana e centrale a registrare la crescita più rapida sino al 2040, in un’area in cui l’accesso all’elettricità nel 2020 presentava ancora valori molto bassi (51,1% in Zambia, 62% nello Zimbabwe).
Per tale ragione si prevede che la domanda di elettricità risulterà più che raddoppiata nello scenario delle politiche dichiarate, superando i 1.600 TWh nel 2040.