Nuovo iconico e sostenibile: un ponte che si fa prua

NUOVO PONTE GENOVA SAN GIORGIO, ITALIA
«Un’opera ardita e immensa». Con queste parole il 4 settembre 1967 il presidente Saragat inaugurava il ponte Morandi, 1 km di asfalto a una media di 45 metri di altezza sopra il torrente Polcevera, sostenuto da una struttura in calcestruzzo e stralli a cui si dovette il soprannome di ponte di Brooklyn italiano.
Il 14 agosto 2018 il tragico epilogo: il pilone 9 si spezza insieme alla vita di 43 persone. Genova diviene agli occhi del mondo il simbolo delle contraddizioni e omissioni dell’intero Paese.
Il nuovo ponte diventa un’opera ancora più ardita e immensa del primo, non solo perché deve ripristinare in fretta un tratto cruciale della A10 (e della E80), ma anche perché deve salvare la reputazione dell’Italia tutta. E il miracolo avviene: il 3 agosto 2020, alla presenza delle più alte cariche dello Stato, si inaugura il ponte San Giorgio, un progetto donato alla sua città da Renzo Piano, da lui stesso definito il cantiere più bello della sua vita.
«Una cattedrale» che ha preso forma grazie alla manodopera di oltre mille persone al lavoro h 24, 7 giorni su 7, terminato nel tempo record di 15 mesi, durante il periodo più buio dello scoppio del Covid. Celebrato dalla stampa internazionale come simbolo della bellezza italiana, semplice e iconica, è costituito da un unico impalcato in acciaio lungo 1.067 metri, 19 campate, 18 piloni in cemento e antenne alte 28 metri, corre a un’altezza di 45 metri dal suolo e comprende 24.000 tonnellate di acciaio e 67.000 metri cubi di cemento.
Uno smart bridge con il 100% di materiali riutilizzati, dotato di pannelli acustici, impianti di deumidificazione per la salvaguardia strutturale, una centralina di monitoraggio e pannelli fotovoltaici che producono il 95% dell’energia necessaria al suo funzionamento. Privo di angoli netti, con una forma ellittica ispirata alla prua di una nave, il ponte San Giorgio è una raffinata opera ingegneristica perfettamente integrata nel paesaggio della Superba, che lo attraversa con orgoglio.

L'OPERA E LA TECNICA
METRI LUNGHEZZA IMPALCATO IN ACCIAIO
CAMPATE
PILE IN CEMENTO
METRI DI ALTEZZA ANTENNE
TONNELLATE ACCIAIO
METRI CUBI CEMENTO
PERSONE COINVOLTE
MESTIERI IN CANTIERE
ORE DI LAVORO AL MESE
Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti
Webuild Goup e Fincantieri Infrastrutture
Arch. Renzo Piano
I lavori per la costruzione del Nuovo Ponte di Genova, affidati al consorzio PerGenova costituito da Webuild e Fincantieri sono iniziati in concomitanza con la rimozione dei detriti del Morandi e suddivisi in otto fasi.

La riabilitazione della reputazione internazionale
Il crollo del Ponte Morandi di Genova è stato un evento mediatico internazionale, non privo di simboliche ricadute sul prestigio e la reputazione del nostro paese. L’immagine plastica - diffusa globalmente in tempo quasi reale - del suo crollo è divenuta una metafora dello stato di salute, dell’efficienza e dell’affidabilità del nostro paese, con un simmetrico crollo della sua reputazione.
L’evento è stato infatti coperto non solo dalle testate italiane, poiché la tragica notizia destò “in diretta” l’attenzione dei più celebri media internazionali come la BBC, il Washington Post, Sky News, The Guardian, il New York Times, Le Monde, El Pais, Bild, etc., i cui servizi furono ripostati da migliaia di siti online e sui più seguiti canali social internazionali.
La celerissima riapertura e il fascino architettonico della nuova infrastruttura, oltre a risolvere i problemi di circolazione della popolazione genovese e del traffico commerciale gravante sulla città, hanno destato un’analoga attenzione mediatica globale, con giudizi assai lusinghieri, sanando il vulnus reputazionale inferto dal crollo: Google Trends, il motore che mappa le news search, mostra in corrispondenza delle parole chiave “Ponte Morandi” e “Ponte San Giorgio” i due picchi di ricerca occorsi in Italia e all’estero nel 2018 - in corrispondenza del tragico avvenimento - e nel 2020, in coincidenza con la riapertura del Ponte San Giorgio.