La sfida per salvare 3.000 anni di storia

SALVATAGGIO DEI TEMPLI DI ABU SIMBEL, EGITTO
Un tempio di oltre 3.000 anni segato a mano. Sembra follia, eppure questa è l’officiante del matrimonio tra due operazioni, una culturale e l’altra ingegneristica, tra le più avanzate e interessanti al mondo. Fu il leader egiziano Nasser a volere la costruzione di una diga sul Nilo che avrebbe permesso di rendere coltivabili oltre 10.000 km2 nel deserto, ma questa operazione avrebbe sommerso i templi di Abu Simbel, tra i più imponenti e magnifici monumenti dell’Antichità, costruiti da Ramses II nel XIII secolo a.C.
Arrivò una grande mobilitazione internazionale per la salvaguardia del sito e questo intervento rappresentò la prima campagna Unesco extraeuropea in questo senso. Venne spostato di circa 280 metri e alzato di 65: fu infatti ubicato su una collina artificiale per la quale servirono 380.000 m3 di roccia e sabbia e 11.000 m2 di pile in lamiera d'acciaio.
Oltre cinquanta Paesi del mondo parteciparono a questa delicatissima operazione, che vide l’utilizzo di martelli pneumatici azionati a mano (gli esplosivi avrebbero messo in pericolo il tempio) e la necessità di tagliare con seghe a mano sia l’interno, sia la facciata di Abu Simbel.
Avvenne una sorta di miracolo: un tempio di migliaia di anni venne riposizionato a distanza e con l’orientamento autentico, che permettesse alla struttura di mantenere l’asse con gli astri e con il sole, esattamente come nella sua concezione originale.
La diga di Assuan da quel momento genera circa metà dell’energia necessaria al Paese e negli anni ’70 consentì praticamente a ogni egiziano di avere la corrente elettrica.

L'OPERA E LA TECNICA
UOMINI
FORZA LAVORO
ORE DI
LAVORO
METRI DI ALTEZZA DELLA
FACCIATA DEI TEMPLI
METRI DI ALTEZZA DEI COLOSSI
METRI LARGHEZZA DEI TEMPLI
1.070 per i templi (235 per il Piccolo Tempio, 835 per il Grande Tempio);
7.764 per la collina
320.000 tonnellate (55.000 t per il Piccolo Tempio, 265.000 t per il Grande Tempio)
Lunghezza: 370 metri
Altezza 25 metri
Materiali: 380.000 metri cubi di roccia (75%) e sabbia (25%);
11.000 m2 di pile in lamiera di acciaio
Ministry of Culture and National Guidance, Cairo, Egitto
Joint Venture Abu Simbel formata da Hochtief (lead contractor), Impregilo, Sentab-Skanka, Atlas, Grands Travaux de Marseille
Nel 1963 i lavori furono affidati a un consorzio internazionale di imprese, di cui fece parte Impregilo, poi confluita nel Gruppo oggi Webuild.

Abu Simbel
The Salvage of the Temples
Herbert M. Franck, 1969

Le mani di Abu Simbel

APPROFONDIMENTI CULTURALI




La nascita dell’idea di “patrimonio culturale dell’umanità” e la globalizzazione dell’arte egizia
L’intervento sul sito di Abu Simbel rappresentò la prima iniziativa planetaria dell’Unesco per la salvaguardia del patrimonio archeologico extraeuropeo e ne potenziò il ruolo istituzionale nel sistema delle relazioni internazionali durante la Guerra Fredda. Questo progetto - grazie alla straordinaria risonanza mediatica - diede un impulso decisivo all’affermazione dell’idea che esistesse un patrimonio globale dell’umanità, la cui responsabilità conservativa trascendeva i confini nazionali.
Contestualmente alcuni dei reperti rinvenuti nel corso delle campagne di scavo vennero donati a svariati musei delle nazioni partner, promuovendo la notorietà mondiale dell’arte egizia. Il governo locale, in segno di riconoscimento per l’aiuto ricevuto, donò infatti il tempio di Debod alla Spagna (Parco del Cuartel de la Montaña, Madrid), di Dendur agli USA (Metropolitan Museum, New York), di Taffa all’Olanda (Rijksmuseum van Oudheden, Leida), la porta del Tempio di Kalabsha alla Germania (Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Berlino) e il santuario rupestre di Ellesija all’Italia (Museo Egizio Torino).

La felice coesistenza di tutela del patrimonio e sviluppo economico
Lo spostamento del complesso di Abu Simbel dimostrò che era possibile far coesistere armoniosamente la tutela del patrimonio culturale con lo sviluppo economico e la crescita sociale.
La realizzazione della diga di Assuan rese infatti produttivi 10.000 chilometri quadrati di terreno in precedenza desertico, aumentando di un terzo la superficie coltivabile di un paese storicamente afflitto da gravi crisi di sussistenza alimentare e fu in grado di generare più del 50% dell'energia elettrica necessaria alla modernizzazione della nazione, permettendo negli anni Settanta a quasi tutta la popolazione egiziana di disporre per la prima volta di utenze elettriche domestiche.
Nel contempo la notorietà della traslazione rese Abu Simbel una meta ambita dal turismo internazionale, creando un indotto ragguardevole e lanciando l’Egitto come una destinazione primaria del turismo culturale di massa, con benefici effetti sulla sua bilancia commerciale.
km2 di terreno resi produttivi
energia elettrica generata per modernizzazione della nazione
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