La lingua è resistenza
Il Guaranì, dal quale proviene il nome Paranà, non è solo una meravigliosa lingua indigena ma anche un simbolo di resistenza alla colonizzazione. In particolare, in Paraguay il 70% della popolazione lo parla: il quechua, l’aimara e il maya sono invece lentamente sparite. La lingua ufficiale è lo spagnolo, ma nelle scuole e nelle strade il guaranì si parla e questo grazie al fatto che gli indigeni permisero la sua sopravvivenza per il rifiuto a sottomettersi a una lingua straniera.
Nemmeno il dittatore Alfredo Stroessner, che governò il Paese per oltre 30 anni e tentò di bandirlo, riuscì a estirpare il guaranì dai cuori della gente.
L’ONU ha lanciato dal 2022 al 2032 il decennio delle lingue indigene, per proteggerle e sviluppare la loro diffusione. Infatti, sebbene gli indigeni rappresentino appena il 6% della popolazione mondiale, essi parlano oltre 4.000 fra tutte le lingue del mondo, che sono tra le 7.000 e le 10.000.
Purtroppo, una previsione del Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite ci dice che oltre metà di queste si estinguerà prima della fine di questo secolo: a oggi possiamo affermare che ogni due settimane una lingua indigena sparisce. La lingua non è solamente questione di tradizione, ma per milioni di persone rappresenta il primo strumento per l’affermazione dei propri diritti umani, civili e sociali. Dunque, è in pericolo la biodiversità del mondo.
Indios del Dipartimento di Potosí, Bolivia