L'opera e la tecnica: Impianto Idroelettrico di Kárahnjúkar, Islanda
I lavori per la realizzazione dell’Impianto Idroelettrico di Kárahnjúkar hanno rappresentato una titanica quanto ambiziosa sfida ingegneristica: costruire una centrale idroelettrica alimentata dal più grande ghiacciaio d’Europa, incanalando due fiumi glaciali in un tunnel sotterraneo per produrre energia. Il progetto ha previsto la costruzione di una diga di tipo rockfill, una rete di gallerie e la centrale idroelettrica dento una montagna a 1 km di profondità.
La diga è lunga in cresta circa 730 metri e con un volume di 8,5 milioni di metri cubi. Una volta costruita la base, è stata posizionata la griglia di armatura e si è proceduto con la colata di calcestruzzo attraverso una speciale cementificatrice, progettata e costruita proprio per questo progetto, in grado di risalire lungo la parete decisamente ripida della diga.
Il tunnel principale di adduzione è il fulcro dell'intero progetto perché trasporta l'acqua per 40 km dal punto in cui viene raccolta al punto in cui viene trasformata in elettricità.
Gli altopiani islandesi sono caratterizzati dalla conformazione in roccia basaltica, tra le più dure al mondo. Per poter scavare il tunnel pertanto è stato necessario ricorrere, per la prima volta in Islanda, a tre TBM (Tunnel Boring Machine) funzionanti in contemporanea, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 per due anni. E poiché a quelle latitudini non si possono utilizzare strumentazioni come il GPS, i topografi hanno rivestito un ruolo fondamentale per il controllo e mantenimento della giusta traiettoria di ognuna delle tre macchine, effettuando due rilevazioni giornaliere per tutto il periodo di scavo.
Dove non poteva arrivare la TBM si è utilizzato un jumbo, una trivella computerizzata a controllo idraulico di estrema precisione e velocità, dotata di tre bracci multidirezionali, ognuno dei quali può fare buchi nella roccia fino a 5 metri, studiata per le detonazioni sotterranee.
Particolare rilevanza hanno avuto le operazioni di sbriciolamento, per ridurre le pietre in piccole parti, e il nastro trasportatore, uno dei più lunghi al mondo, che ha costantemente liberato le zone di scavo dalle rocce.
A 40 km di distanza, in una piccola montagna a valle della diga, è stata contemporaneamente realizzata la centrale. La sua posizione è strategica: le acque del ghiacciaio del fiume Jokulsa a Dal nell’invaso Halslòn vengono trasportate attraverso il tunnel sulla sommità della montagna, quindi lasciate cadere in una condotta forzata verticale, trasformando la forza della caduta in energia elettrica.
I lavori dell’impianto sono stati completati in cinque anni nonostante le condizioni ambientali durissime e alcuni problemi dettati dall’instabilità della roccia che hanno richiesto rimozioni manuali delle rocce per liberare le TBM o l’applicazione in corsa di una membrana protettiva in gomma come ulteriore precauzione nel rivestimento della diga.